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GASOLIO: “SUSSIDIO DANNOSO” O “BANALE” AUMENTO ACCISE?

Si ritorna a parlare dell’aumento dell’accisa sul gasolio, anche se nessuna decisione formale appare (per ora) esser stata assunta dal Governo. Sul piano formale, anzi, si parla di abolizione di “sussidi ambientalmente dannosi, uno dei quali sarebbe appunto identificato in una generica (e non nel puntuale valore) “differenza tra accisa sul gasolio e quella sulla benzina”, ma sembra che la soluzione più semplice per rimuovere tale “anomalia” stia nell’aumentare l’accisa sul gasolio per parificarla a quella della benzina, o, in soldoni, in un aumento (scaglionato nel tempo a partire dal 2021, ma allo stato delle finanze pubbliche nulla può essere escluso per fare cassa) pari a 0,111 euro/litro, che diventano 0,1354 con l’aggiunta dell’IVA.

Unanime risulta la reazione negativa del settore petrolifero e di quello dei trasporti: “il comparto dell’autotrasporto e della logistica e quello del commercio dei carburanti denunciano l’imminente rincaro del gasolio, l’ennesimo inasprimento delle tasse, stavolta camuffato con motivazioni ambientali, delle quali si fatica a trovare il reale fondamento”; con effetti, peraltro, generalizzati sui prezzi al consumo: “non parliamo solo di trasporto privato: è bene ricordare, infatti, che ben oltre il 95% del parco circolante dei veicoli adibiti al trasporto di merci (veicoli commerciali e industriali) sono alimentate a gasolio. L’incremento delle accise sul gasolio si tradurrebbe quindi in un aumento dei costi di trasporto, con l’inevitabile aumento dei prezzi dei beni di consumo”.

Ma vi sono anche considerazioni di natura più squisitamente tecnica: rispetto alla benzina, il gasolio (anche per effetto dell’efficientamento della resa) consente di fare più chilometri con un litro e produce minori emissioni di CO2. Inoltre, è l’opinione di esperti accreditati, l’attuale accisa sul gasolio è già ampiamente eccedente il costo ambientale generato, e pertanto lo sconto sul gasolio non può assolutamente essere considerato un “sussidio ambientalmente dannoso”: il vigente livello del prelievo fiscale equivarrebbe, a seconda del tipo di carburante e dell’ammontare della corrispettiva accisa, ad una carbon tax compresa tra i 150 euro/tonnellata emessa di CO2 (gasolio autotrasporto) ed i 430 euro/tonnellata emessa di CO2 (benzina auto a uso privato), ossia in una misura tra 1,5 e 4,3 volte sul valore assunto come “giusto” dall’Unione Europea, con ciò assolvendo distintamente sia al costo ambientale che all’impinguamento dell’Erario nazionale.

Né mancano preoccupazioni in ordine al fatto che un ulteriore aumento delle accise sul prodotto che costituisce il 70 % dei consumi (sul totale di benzina, gasolio e gpl) costituirebbe un potente incentivo all’illegalità già dilagante nel settore, con maggiore inquinamento del mercato e della concorrenza.

ACCISE MEDIE ANNUALI ITALIA 1990-2020 – EURO/LITRO

ANNO BENZINA GASOLIO ANNO BENZINA GASOLIO
1990 0,417 0,262 2006 0,564 0,414
1991 0,442 0,379 2007 0,564 0,420
1992 0,438 0,388 2008 0,562 0,421
1993 0,431 0,385 2009 0,564 0,423
1994 0,471 0,403 2010 0,564 0,423
1995 0,511 0,411 2011 0,596 0,457
1996 0,528 0,416 2012 0,717 0,606
1997 0,528 0,416 2013 0,728 0,617
1998 0,528 0,416 2014 0,730 0,619
1999 0,539 0,420 2015 0,728 0,617
2000 0,522 0,389 2016 0,728 0,617
2001 0,524 0,385 2017 0,728 0,617
2002 0,542 0,403 2018 0,728 0,617
2003 0,542 0,403 2019 0,728 0,617
2004 0,559 0,403 2020 0,728 0,617
2005 0,563 0,412

 

Sull’argomento non è peregrino ricordare che, pur a fronte di un oggettivo differenziale di accisa tra benzina e gasolio (0,72840 euro/litro per la prima, 0,61740 per il secondo), l’accisa sul gasolio è già stata oggetto di rilevanti aumenti rispetto a quella sulla benzina: nel corso degli ultimi 30 anni, ossia dal 1990, la differenza tra le due accise si è mantenuta su una media di 0,118 euro/litro [tra un minimo di 0,046 nel 1993 (solo negli anni dal 1991 al 1994 tale differenza si è mantenuta ad un livello inferiore a 0,070 euro/litro) ed un massimo di 0,156 nel 2004], ma se l’accisa sulla benzina è lievitata da 0,417 euro/litro del 1990 a 0,728 del 2020 (valore rimasto stabile su questo livello dal 2013), ossia del 74,7 %, l’accisa sul gasolio ha subìto un incremento del 135,6 % (ossia in misura quasi doppia di quello dell’accisa sulla benzina), ossia da 0,262 euro/litro del 1990 a 0,617 del 2020 (valore anch’esso stabile sin dal 2013).

Anche se le dinamiche di variazione incrementale delle accise sono determinate da esigenze di gettito e non certo dalla correlazione con le dinamiche inflattive, non è inutile osservare che, tutto sommato, la crescita cumulata sul 1990 dell’accisa sulla benzina ha grosso modo seguito il trend dell’inflazione, mentre per il gasolio (un dato evidente già per quanto spiegato nel capoverso precedente) l’incremento è quasi pari al doppio del tasso di inflazione cumulato dal 1990.Insomma, il gasolio è già stato sufficientemente penalizzato.

E sempre in tema di accise, confrontando le accise vigenti nell’Unione a 27 membri (dopo la Brexit non computandosi i dati del Regno Unito), si può osservare che in media nel corso del 2020 (dalla rilevazione prezzi della Commissione del 06.01.2020 a quella del 21.09.2020) l’accisa più elevata per il prodotto gasolio è quella italiana: 0,617 euro/litro, contro una media di tutta l’Unione di 0,415 euro/litro, una media dell’Eurozona (Paesi che hanno come valuta l’euro) di 0,452 ed un minimo di 0,330 dell’Ungheria; l’accisa italiana è, insomma, più elevata di un 48,7 % della media comunitaria, più elevata di un 36,5 % della media Eurozona e addirittura di un 87,0 % dell’accisa minima riscontrata nei Paesi dell’Unione.

Anche in questo confronto, il prodotto benzina non risulta così marcatamente “sfasato” come il gasolio: infatti, l’accisa più elevata per la benzina è quella olandese: 0,808 euro/litro, mentre la seconda più elevata è quella italiana con 0,728 euro/litro, contro una media di tutta l’Unione di 0,521 euro/litro, una media dell’Eurozona (Paesi che hanno come valuta l’euro) di 0,574 ed un minimo di 0,357 dell’Ungheria; l’accisa italiana è, insomma, più ridotta del 9,9 % rispetto a quella olandese, ma più elevata di un 39,7 % della media comunitaria, più elevata di un 26,8 % della media Eurozona, anche se maggiore di un 103,9 % dell’accisa minima riscontrata nei Paesi dell’Unione.

ACCISE NELL’UNIONE EUROPEA – EURO/LITRO – MEDIA ANNO 2020 – BENZINA

PAESE ACCISA PAESE ACCISA
Olanda 0,808 MEDIA UNIONE 0,521
ITALIA 0,728 Lettonia 0,520
Grecia 0,709 Croazia 0,513
Francia 0,691 Slovenia 0,512
Finlandia 0,684 Austria 0,492
Portogallo 0,663 Cechia 0,487
Germania 0,655 Spagna 0,473
Irlanda 0,622 Lussemburgo 0,472
Danimarca 0,619 Lituania 0,466
Svezia 0,606 Cipro 0,440
Belgio 0,600 Polonia 0,379
MEDIA EUROAREA 0,574 Romania 0,368
Estonia 0,563 Bulgaria 0,363
Malta 0,549 Ungheria 0,357
Slovacchia 0,544

Media €: media dei 19 Paesi membri con eurovaluta

Media UE: media dei 27 Paesi membri (dopo la Brexit non si computa il Regno Unito)

ACCISE NELL’UNIONE EUROPEA – EURO/LITRO – MEDIA ANNO 2020 – GASOLIO

PAESE ACCISA PAESE ACCISA
ITALIA 0,617 Grecia 0,419
Francia 0,609 Cechia 0,415
Belgio 0,600 MEDIA UNIONE 0,415
Irlanda 0,515 Cipro 0,411
Olanda 0,512 Austria 0,408
Portogallo 0,508 Croazia 0,406
Malta 0,472 Slovacchia 0,398
Germania 0,470 Spagna 0,379
Slovenia 0,464 Lituania 0,372
Finlandia 0,456 Lussemburgo 0,355
MEDIA EUROAREA 0,452 Romania 0,337
Svezia 0,445 Polonia 0,332
Danimarca 0,431 Ungheria 0,332
Estonia 0,428 Bulgaria 0,330
Lettonia 0,426

Media €: media dei 19 Paesi membri con eurovaluta

Media UE: media dei 27 Paesi membri (dopo la Brexit non si computa il Regno Unito)