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PREZZI CARBURANTI ED ASSOCIAZIONI CONSUMATORI: NOTIZIE & CORRETTA INFORMAZIONE

Sull’argomento si segnala anche l’intervista rilasciata qualche giorno fa dal Presidente Nazionale FIGISC, BRUNO BEARZI, a Radio RTL105, disponibile al seguente link

https://youtu.be/v0EwVqYMOS8

 

In contemporanea con le ferie agostane riemerge la consueta attitudine a scovare complotti a danno degli automobilisti “costretti”, secondo una vulgata ricorrente ogni anno, a subire uno strumentale aumento prezzi dei carburanti a causa dell’aumentata mobilità.

Ma andiamo per ordine, pubblicando integralmente un comunicato dell’Unione Nazionale Consumatori e del Codacons dell’11 agosto:

<Benzina, caro prezzi sull’ esodo di Ferragosto. In un anno aumenti +18,6%, pari a 312 euro

A pochi giorni dagli spostamenti per il Ferragosto le associazioni dei consumatori lanciano l’allarme sul caro carburanti. Rispetto a un anno fa il prezzo della benzina è cresciuto del 18,6%, mentre il gasolio costa il 17,6% in più. A segnalarlo sono l’Unione nazionale consumatori e il Codacons, analizzando i dati settimanali del ministero dello Sviluppo economico, secondo i quali il prezzo della benzina si attesta, in modalità self service, a 1,657 euro al litro, mentre il gasolio rimane stabile a 1,510 euro. “Dalla rilevazione del 10 agosto 2020, quando la benzina era pari a 1,398 euro al litro e il gasolio a 1,284 euro al litro, un pieno da 50 litri costa 12 euro e 99 cent in più per la benzina e 11 euro e 28 cent in più per il gasolio, con un rialzo, rispettivamente, del 18,6% e del 17,6%”, rileva l’Unc. Entrambe le associazioni stimano un rincaro pari a 312 euro annui a famiglia per la benzina. Per quanto riguarda il gasolio, l’Unc stima un aumento di 271 euro annui, segnalando anche come “arrivando a 1,657 euro al litro”, la benzina abbia raggiunto “il record dal 22 ottobre 2018, quando toccò i 1,661 euro, ossia oltre 2 anni e 8 mesi fa”. Dall’inizio dell’anno invece, dalla rilevazione del 4 gennaio, in sette mesi un pieno da 50 litri è aumentato di 10 euro e 80 cent per la benzina e di 9 euro e 55 cent per il gasolio, con un rincaro, rispettivamente, del 15% e del 14,5%. Impennata che si ripercuote inevitabilmente sulla logistica, in un Paese dove l’85% dei trasporti commerciali avviene su strada. Il rincaro dei carburanti infatti porta con sé una serie di effetti a cascata: sui prezzi dei prodotti trasportati, sull’industria, sui beni energetici, con il rischio di ulteriori ostacoli alla ripresa.>

Da dove nascono alcuni dei concetti espressi nel comunicato, quali, ad esempio “un rincaro pari a 312 euro annui a famiglia per la benzina” e “per quanto riguarda il gasolio un aumento di 271 euro annui”?

La notizia “informa” (le virgolette sono d’obbligo) il consumatore di “aver pagato in più in un anno per acquisti di benzina o gasolio” a seconda “312 o 271 euro”. Ma è così davvero? 

I 312 o 271 euro/anno risultano da un calcolo assolutamente fuorviante, ancorché basato su dati iniziali corretti. Corretto, infatti, è il dato dei prezzi di partenza e dei prezzi finali di confronto (quelli rilevati dal Ministero per il 10 agosto 2020 e quelli rilevati dalla stessa fonte per il 9 agosto 2021): effettivamente l’aumento del prezzo della benzina è pari al 18,58 % per la benzina ed all’17,57 %.

Fuorviante perché il metodo è sbagliato (e strumentale): confrontare due dati a distanza di un anno e sostenere che ciò che il consumatore ha GIÀ pagato di più dalla prima alla seconda data è una fake.

Da dove saltano fuori i due valori?

Se un consumatore avesse comprato il 10.08.2020 circa 1.200 litri di benzina ai prezzi di quel giorno, avrebbe speso 1.679,00 euro circa, se li avesse comprati il 09.08.2021 ai prezzi di tale data ne avrebbe spesi circa 1.991: la differenza è esattamente di 312 euro. Cambiamo prodotto: se un consumatore avesse comprato il 10.08.2020 circa 1.200 litri di gasolio ai prezzi di quel giorno, avrebbe speso 1.543,00 euro circa, se li avesse comprati il 09.08.2021 ai prezzi di tale data ne avrebbe spesi circa 1.814: la differenza è esattamente di 271 euro.

Evidentemente, secondo le Associazione dei consumatori in parola, i consumi medi annui per famiglia sono di circa 1.200 litri, indifferentemente assunti per la benzina od il gasolio.

Ma una cosa è dire quanto sopra esposto e una cosa è dire che la maggiore spesa è GIÀ stata inflitta all’automobilista o che sarà sicuramente così di qui in avanti: la prima affermazione è teorica, la seconda la rende reale e consumata, inducendo disinformazione.

Gli aumenti, infatti, (e non sempre si tratta solo di aumenti confrontando seriamente i dati settimanali ministeriali) sono intervenuti gradualmente nel corso di un intero anno (e di seguito si spiegherà se sono o meno giustificabili) e, per capire quanto è costato alle famiglie l’aumento del pieno bisogna rifarsi al più serio concetto di media annua dei prezzi.

Per la benzina, contro un valore al 10.08.2020 di 1,398 euro/litro ed un valore al 09.08.2021 di 1,657, la media del prezzo del periodo è di 1,501 euro/litro, una media che riduce l’aumento percentuale dal 18,58 % al 7,41 %, e ciò significa che la stessa quantità di prodotto acquistata in un anno è costata 1.803 euro invece di 1.679, ossia 124 euro in più, e non 312, che se fosse stata acquistata il 09.08.2021, ossia circa il 60 % in meno della stima sparata.

Analogamente, per il gasolio, contro un valore al 10.08.2020 di 1,284 euro/litro ed un valore al 09.08.2021 di  1,510, la media del prezzo del periodo è di 1,370 euro/litro, una media che riduce l’aumento percentuale dal 17,57 % al 6,69 %, e ciò significa che la stessa quantità di prodotto acquistata in un anno è costata 1.645 euro invece di 1.543, ossia 103 euro in più, e non 271, che se fosse stata acquistata il 09.08.2021, ossia circa il 62 % in meno della stima riportata dalle Associazioni dei consumatori.

La costante variazione dei prezzi in salita e discesa, e comunque la gradualità anche in caso di prolungate fasi di incremento o decremento (un dato che dovrebbe essere ben noto a chi osservi con più accuratezza fenomeni di cui fa uso per esprimere e diffondere opinioni), rende già di per sé del tutto incongruo il metodo abitudinariamente abusato di annunciare “effetti in un anno, ma altrettanto grave è che si faccia finta di scordare ciò che accadde lo scorso anno per effetto del dilagare della pandemia COVID-19 e delle misure adottate a livello globale in termini di limitazione della mobilità, della produzione e dei servizi, ossia il crollo verticale delle quotazioni del greggio e dei prodotti lavorati, la cui risalita fu assai lenta stante la grande incertezza dominante sulla ripresa della domanda e dell’economia.

Il termine di confronto usato, infatti – che si basa su un livello molto più basso in termini di fondamentali di mercato e di prezzi al consumo -, rappresenta una situazione eccezionale ed unica, del tutto inadatta a fare paragoni.

Ognuno, tuttavia, fa il suo mestiere e giustifica il proprio ruolo di presunta tutela di interessi anche facendo “informazione” strumentale, come queste “notizie” ben evidenziano.

E sempre tuttavia, e per inciso, a proposito di corretta informazione sull’argomento dei prezzi, su questo stesso sito noi non mancammo, in tempi non sospetti [“Tra gli strascichi del lockdown ed i nodi d’autunno” News, 20/08/2020] di  rilevare testualmente che:

<Va pur detto che se è, purtroppo, vero che il lockdown si è tradotto in un bagno di sangue sulle vendite, è vero anche che gli effetti delle mancate vendite sotto il profilo dei margini delle aziende petrolifere sono stati meno devastanti di quanto ci si sarebbe potuto attendere, complici da un lato il crollo delle quotazioni del greggio e dei prodotti finiti e dall’altro il mantenimento di prezzi non propriamente in linea con i fondamentali di mercato: ciò ha consentito di sostenere i costi fissi della distribuzione anche a fronte di un mercato di consumi in caduta libera.>

Precisato, pertanto, che i confronti non si fanno in maniera impropria, la questione di cui ci facciamo carico è piuttosto se l’aumento dei prezzi verificato nell’ultimo anno abbia una sua giustificazione o meno.

I prezzi alla pompa sono determinati da tutta una serie di fattori: ad esempio, se prendiamo quelli correnti in questi giorni, il prezzo finale della benzina self è fatto per il 62 % di imposte, per il 28 % del costo del prodotto raffinato e del 10 % dei costi e margini distributivi; quello del gasolio self è costituito dal 59 % di imposte, ancora dal 28 % del costo del prodotto raffinato e dal 13 % dei costi e margini distributivi.

Stante che le imposte, quando va bene, sono stabili, e che margini e costi del complesso sistema della  distribuzione tendono ad essere costanti pur in continua flessibilità dipendendo dalle dinamiche di prezzo dei prodotti raffinati (che a loro volta dipendono dalle dinamiche del greggio), è proprio sui fondamentali di mercato che si forma il prezzo finale al consumo.

Sempre nel periodo 10.08.2020 – 09.08.2021, il greggio Brent è cresciuto da 38,03 a 60,88 euro/barile, con una media di 47,84, mentre i prodotti raffinati sono passati, in valore senza IVA, per la benzina da 0,255 a 0,462 euro/litro (media di 0,340), per il gasolio da 0,271 a 0,422 euro/litro (media di 0,331).

L’aumento medio della benzina raffinata prima della distribuzione finale in questo periodo rispetto al 10.08.2020 è stato di +0,085 euro/litro (+0,104 con IVA), mentre l’aumento medio della benzina alla pompa, sempre dal 10.08.2020 al 09.08.2021, è stato di…+0,104 euro/litro, ossia corrispondente al 100 %.

L’aumento medio del gasolio raffinato prima della distribuzione finale in questo periodo rispetto al 10.08.2020 è stato di +0,060 euro/litro (+0,073 con IVA), mentre l’aumento medio del gasolio alla pompa, sempre dal 10.08.2020 al 09.08.2021, è stato di…+0,086 euro/litro, ossia leggermente più elevato, ma se si aggiunge il costo del biocarburante (che non è incluso nel costo del prodotto raffinato), pari nel periodo ad un maggiore importo medio di 0,009 (con IVA), lo scarto tra aumento medio del prezzo finale alla pompa ed aumento medio del prodotto raffinato diventa di soli 0,004 millesimi di euro/litro in più.

La domanda se l’aumento dei prezzi verificato nell’ultimo anno abbia una sua giustificazione o meno trova, cioè, una risposta affermativa: gli incrementi del prezzo nazionale alla pompa hanno pressoché totale corrispondenza con gli incrementi dei fondamentali del mercato internazionale. 

Forse è così che si dovrebbero fare i conti e costruire informazione.

Salvo verificare se, a fronte di una leggera diminuzione delle quotazioni internazionali intervenuta in questi ultimi giorni, corrisponderà, sempre che si tratti di una tendenza sufficientemente stabile, un relativo contenimento dei prezzi per il consumatore.