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IL MESSAGGIO AUGURALE DI FINE ANNO DEL PRESIDENTE NAZIONALE

Cari Amici,

mi permetto anzitutto di fare un sintetico bilancio delle attività della FIGISC, nonché delle azioni unitarie, svolte e portate avanti nell’interesse della Categoria in quest’anno pressoché esatto trascorso da quando mi avete eletto alla Presidenza dell’Associazione.

Un bilancio da valutare alla luce del quadro generale del settore e delle gravi difficoltà in cui ci troviamo ad operare:

  • una rete vecchia, sovradimensionata, priva, quasi sempre, di servizi complementari, che sia la “Politica” sia molti dei suoi operatori, non han saputo (o voluto, o ritenuto) razionalizzare, complice nel lungo periodo anche l’Antitrust, che ha per anni perseguito la liberalizzazione a tutto campo e ad ogni costo, prima di provare, concertandolo con tutti gli “attori” del mercato, a ridurre il numero degli impianti ed efficientare gli erogati medi;
  • la concorrenza di un mercato diventato così senza regole, la riduzione della profittabilità a fronte di un eccesso di offerta rispetto alla domanda, la frammentazione dei soggetti operanti , hanno contribuito ad innescare l’uscita di alcune “major” petrolifere, che o hanno venduto gli “asset” ad altre major o al controllo di banche e fondi di investimento, o  li hanno spacchettati per collocarli a retisti indipendenti che per dimensione, cultura d’impresa e sensibilità, sono assai lontani dal mondo delle petrolifere che conoscevamo fino a dieci anni fa.

La conseguenza più evidente di questa trasformazione é che i nuovi operatori non rispettano le tipologie contrattuali, ricorrono, con pressioni e/o minacce, a definire con i singoli gestori, accordi “one to one”, praticando, di fatto, quello che abbiamo definito “caporalato petrolifero”.

Ma se ciò non è del proprio del tutto nuovo ed inusuale e solo frutto degli spacchettamenti (vorrei ricordare, per non cancellarne la memoria, i contratti di appalto proposti dai maggiori marchi petroliferi sette/otto anni fa), un tanto ha reso complesso e difficile realizzare accordi ragionevoli anche con le major rimaste sul mercato, coinvolte attivamente – al di là della maggiore correttezza formale verso le tipologie contrattuali – nella “corsa la ribasso” del margine del gestore, mentre rimangono sullo sfondo le consuete pecche di fondo di questo settore, l’essere cioè i gestori imprese prive di ogni autonomia imprenditoriale sui prezzi (e quindi “non imprese”), la persistenza dell’abuso di dipendenza economica, il doppio mercato dei prezzi.

In un contesto già difficile, di rete degradata e di mercato “imbastardito”, un ulteriore elemento di grave perturbazione è stato in questi anni l’esponenziale aumento (recentemente stimato dal Procuratore di Trento come coinvolgente il 30 % dei prodotti sul mercato) della illegalità fiscale, che si sostanzia nelle frodi fiscali in evasione dell’IVA, nell’introduzione di prodotti contraffatti per elusione/evasione di accisa, nel contrabbando, fenomeno che pesa su tutto il “sistema Paese”, e, in ultima analisi, su tutti i cittadini, per il gravissimo danno erariale, che inquina il mercato e discrimina gli operatori onesti e danneggia ulteriormente il gestore, già oppresso dai limiti di fondo del sistema che già sopra ho descritto.

Questa emergenza illegalità, inoltre, costituisce un insospettato alibi per rimandare, posporre, ritenere marginale, qualunque ragionamento sull’evoluzione della rete, sulla evoluzione dei rapporti contrattuali e persino sul banale adeguamento del margine del gestore. Margine che da anni non viene adeguato – non solo a fronte della sostenibilità dei nuovi costi, ma neppure alle sia pur minime dinamiche inflazionistiche -, e che le controparti – tutte incluse, a questo punto -, ad onta degli sforzi delle Organizzazioni dei Gestori, non intendono rivedere.

Per di più, sempre in funzione della “emergenza illegalità”, si è scaricata e si sta scaricando sul gestore tutta una serie di nuove e pesanti incombenze, e non solo burocratiche (fatturazione elettronica, conseguente aumento dei costi della “monetica”, ecc.), che ingenerano non pochi oneri di tutto il sistema, il cui peso però, che ricade sull’anello terminale della filiera, riduce ulteriormente il già compromesso punto di sostenibilità economica delle microimprese della distribuzione finale.

È questo il contesto di cui dover tenere conto quando si ragiona – spesso in maniera troppo sommariamente negativa – del ruolo, della funzione e dell’efficacia delle organizzazioni che rappresentano la Categoria. Ed è di qui che cresce il disagio e la lamentela dei gestori, la disaffezione, la rinuncia a capire la difficoltà e l’involuzione di tutto il quadro, situazioni tutte che comprendiamo perfettamente e che viviamo con rispetto, consci anche di possibili errori in cui si può essere incorsi in questi anni.

Dispiace constatare, però, che a fronte delle situazioni appena citate, ci siano anche singole personalità o gruppi organizzati ad hoc, che, vuoi per scarsa conoscenza della realtà effettiva, ovvero per mero protagonismo, oppure anche solo perché suppongono di avere la “soluzione in tasca”, indirizzano le sacrosante lamentele dei gestori in sofferenza, non già contro chi è cieco o sordo alle rivendicazioni della Categoria, (major, retisti, istituzioni, ecc.) ma piuttosto contro chi con fatica ed impegno pressoché quotidiano cerca di portare ai propri associati minori penalizzazioni, tutela possibili e magari risultati tangibili.

Si tratta di lavorare per andare a superare antagonismi che solo dividono e non rafforzano.

Evidenzio che la recente conclusione, in X^ Commissione Attività Produttive della Camera dei Deputati, delle audizioni scaturite dalla risoluzione dell’on.le De Toma (M5S) – cui si sono associati altri esponenti della Commissione -, impegna il governo ad intervenire sulle criticità del settore: tale iniziativa, di cui le relazioni di Alessandro Micheli ed il sostegno di Luca Squeri, e quindi la FIGISC in prima persona, sono stati – lo sottolineo con orgoglio e gratitudine – i veri ispiratori e promotori, rappresenta, nonostante alcuni limiti, un elemento importante anche di prospettiva.

Certo – sia rispetto al documento iniziale che avevamo contribuito a stendere che rispetto alle osservazioni in seguito da noi ulteriormente suggerite nel corso della chiusura delle audizioni – non tutti i contenuti sono stati trasferiti nel documento finale approvato dalla Commissione, Il risultato finale è, per molti versi, inferiore a quello che il testo iniziale prometteva; in particolare, sono stati di molto “asciugati” i passaggi relativi alla tutela della contrattualistica tradizionale e all’innovazione della contrattualistica in materia di autonomia del prezzo.

Ricordando che FIGISC e le altre Associazioni dei Gestori non sono gli unici attori di questo settore (resistenze molto forti sui temi della contrattualistica si sono avute in audizione dalle rappresentanze dell’industria petrolifera e dei retisti), l’iniziativa ha comunque avuto merito di accendere l’attenzione della politica anche sulle criticità che riguardano i gestori, evitando che il dibattito si appiattisse esclusivamente sulla pur importante “emergenza illegalità”.

Si tratta nel proseguio di ricercare in tutte le sedi un percorso di approfondimento che punti alla definizione di norme conseguenti, nelle quali bisognerà tentare il recupero anche dei contenuti che sono stati “asciugati” nel testo finale.

Durante quest’ultimo anno, dove è successo di tutto ed anche di più, non è mai venuto meno l’impegno di cercare di salvaguardare i nostri associati, impegno a tutto campo, a partire dalla faticosa impresa di avviare nuovi accordi commerciali con le aziende, ai confronti serrati con il Ministero dello sviluppo economico, il Ministero dell’economia e finanze, l’Agenzia delle Entrate e quella delle dogane, in particolare su quelle tematiche fiscali che determinano nuove incombenze ed oneri alle gestioni; e tutto ciò in un contesto in cui la sintesi unitaria tra le diverse “sensibilità” e culture delle altre Organizzazioni di categoria non è sempre un fatto necessariamente scontato od istintivo.

Il lavoro della Segreteria, Paolo Uniti con il suo staff, assieme a Gianfranco Di Bellonia e Antonio Barioni, e del gruppo dirigente – che si sono entrambi spesi, assieme anche a tutti i rappresentanti di colore, a supportare l’impegno gravoso e quotidiano del presidente – hanno alleggerito non poco la necessità di essere sempre, ovunque e dovunque presente di persona (non vi elenco analiticamente gli appuntamenti, che del resto potrete trovare sull’agenda del nostro sito nazionale), necessità che comunque mi ha portato sia a Roma che in altre regioni italiane con cadenza settimanale.

Nella complessa vicenda dello spacchettamento ESSO, ricordo che è stato chiuso un accordo con Retitalia, primo (e si confida non ultimo) accordo con un retista che non abbia la consistenza di EG e nel contesto di altri che ancora non hanno adempiuto alla contrattazione, che ha un aspetto positivo: garantire a quei gestori il superamento delle relazioni “one to one”, con almeno condizioni normative ed economiche, se pure queste ultime non entusiasmanti, chiare, oltre a costituire “politicamente” un esempio per altri operatori dell’area ex ESSO.

Da alcuni mesi, dopo i durissimi confronti con il gruppo Api (che ha portato alla protesta dei gestori sotto il MiSE, ad aprire presso lo stesso Ministero  una vertenza collettiva), dopo un prolungato periodo di pesanti disfunzioni con grave danno per le gestioni, si sta affrontando con l’azienda – interessata anche ad un cambio del vertice rete – un non semplice percorso per porre le basi di un nuovo accordo, basato sul concetto innovativo (per i tempi) di margine “unico”: un percorso i cui contenuti soprattutto di ordine economico sono ancora da mettere sul tavolo.

Si sono avuti altresì incontri preliminari con due primarie major come ENI e KUPIT, per ora solo propedeutici alla riapertura dei tavoli di confronto: l’impressione che si riporta da questi primi passi è che le aziende si stanno presentando piuttosto restìe a ragionare in termini di adeguamenti del margine, puntando piuttosto i riflettori sulle difficoltà derivanti dalla piaga della illegalità, sulle marginalità in sofferenza, sulla necessità di spingere maggiormente verso le modalità di servizio più remunerative, ecc., non proprio segnali confortanti, sia pure con il limite di essere al momento solo un discorso interlocutorio.

Prosegue un confronto serrato, se non aspro, con EG Italia, sulle problematiche legate al pricing, al prezzo massimo ed alla manutenzione degli impianti, aspetti tutti ben noti, ed oggetto di reiterata segnalazione, che impattano duramente ed inevitabilmente su erogati e marginalità.

Recentemente, anche PETROLIFERA ADRIATICA, un altro dei retisti della costellazione ex ESSO, dopo essere stata ripetutamente condannata dai Tribunali, per non avere rispettato gli accordi economici siglati dalla Esso Italiana con le rappresentanze dei gestori, ha riavviato i contatti per pervenire alla formulazione di un accordo “nelle regole”.

Infine la più recente manifestazione unitaria di novembre (in contemporanea allo sciopero nazionale) che ci ha visto protagonisti in Piazza Montecitorio prima, e poi in assemblea in sala Capranichetta – assemblea cui hanno partecipato molti parlamentari con uno spettro trasversale a tutto l’arco politico -, è stata una iniziativa per ribadire la grave crisi che investe le gestioni, le quali, sia pure quote di adesione diverse da zona a zona, hanno dato il loro sostegno alle rivendicazioni che hanno portato alla chiusura degli impianti.

Conclusivamente questo è un sommario bilancio “aperto”: se va detto che nessun problema sostanziale è stato risolto, molte sono le azioni ed i contesti aperti sui quali si deve insistere ed operare con l’energia, l’intelligenza e la forma mentis di essere “al servizio” in primo luogo di coloro che vogliamo rappresentare (ricordo lo sloganprima i gestori”!).

E ciò necessita, per essere chiari, di responsabilità, determinazione ed un impegno, individuali e collettivi di FIGISC che, sia per intensità che per quantità di dirigenti coinvolti, devono essere senz’altro ancor più marcati che nell’anno appena trascorso.

Confido che con il Vostro aiuto e la Vostra comprensione, seppure con le conclamate difficoltà che tutti conoscete, faremo il possibile per portare avanti le nostre istanze.

E, comunque, questo è quello che “dobbiamo” fare.

E nell’immediata imminenza delle festività, porgo a Voi ed alle Vostre Famiglie i miei più fervidi e sinceri personali auguri, quelli del Comitato di Presidenza e della Segreteria, di un sereno Natale e di un felice Anno Nuovo.

Un fraterno abbraccio

BRUNO BEARZI