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I DISASTRI ECONOMICI DELLA PANDEMIA IN ITALIA

Non ancora risolta l’emergenza sanitaria della pandemia COVID-19 in Italia (per non parlare del mondo intero), si cominciano a tirare i conti delle pesanti conseguenze sul piano economico: almeno tre oggi i titoli dell’Agenzia ANSA che citano tre osservatori di assoluta autorevolezza: BANKITALIA, l’UNIONE EUROPEA e l’ISTAT.

Per BANKITALIA, secondo ANSA, dalla indagine straordinaria sulle famiglie italiane, condotta tra aprile e maggio, é stato colpito il reddito di metà della popolazione, con il 40 % delle famiglie in serie difficoltà con i mutui, con un 33 % delle famiglie con riserve limitate a tre mesi di sopravvivenza e con un impatto del lockdown più pesante per i lavoratori autonomi.

Oltre la metà della popolazione, infatti, dichiara di aver subito una contrazione nel reddito familiare, in seguito alle misure adottate per il contenimento dell’epidemia. L’impatto è stato particolarmente severo per i lavoratori indipendenti. Più di un terzo dei soggetti intervistati nell’indagine dichiara di disporre di risorse finanziarie liquide sufficienti per meno di tre mesi a coprire le spese per consumi essenziali della famiglia in assenza di altre entrate. Dai numeri dell’indagine questa quota supera il 50 % per i disoccupati e per i lavoratori dipendenti con contratto a termine. Poco meno di un quinto dei lavoratori indipendenti e dei lavoratori dipendenti con contratto a termine si trova in questa condizione e contemporaneamente ha subito una riduzione di oltre il 50 % del reddito familiare e ciò solo nei primi due mesi della emergenza sanitaria. Quasi il 40 % dichiara di avere difficoltà nel sostenere le rate del mutuo a causa della crisi con una maggiore incidenza nel Centro e nel Mezzogiorno del Paese. E niente vacanze per quasi un terzo della famiglie: circa il 30 % della popolazione, infatti  dichiara di non potersi permettere di andare in vacanza la prossima estate e quasi il 60 % ritiene che anche allorquando l’epidemia sarà terminata le proprie spese per viaggi, vacanze, ristoranti, cinema e teatri saranno comunque inferiori a quelle pre-crisi.

Secondo l’UNIONE EUROPEA, che aggiorna le stime sull’economia e l’inflazione, é attesa una flessione record del PIL Italia con un tonfo di meno 11,2 punti percentuali nel 2020, il calo più severo dell’intera Unione, con una previsione di risalita del 6,1% nel 2021 (un recupero, pertanto, di circa metà della perdita). A maggio le stime precedenti indicavano, per il 2020, una flessione del PIL di Eurozona del 7,7%, con un dato del -9,5 % per il nostro paese, con un successivo rimbalzo del 6,3% nel 2021 (e del 6,5 % come dato nazionale). La pandemia e le conseguenti misure di contenimento hanno provocato una profonda contrazione dell’economia italiana, e il blocco della produzione avrà un impatto sull’attività economica ancora più pesante nel secondo trimestre rispetto al primo, secondo le stime di Bruxelles. Nel terzo trimestre, e confidando in una assenza di una seconda ondata di contagi, l’attività economica potrebbe riprendere con il sostegno delle misure adottate dal governo. La produzione industriale potrà riprendere più rapidamente, ma il turismo e tutte le attività associate impiegheranno assai più tempo, mentre la spesa dei consumatori dovrebbe rianimarsi dalla metà dell’anno, e il sostegno della cassa integrazione o di altri provvedimenti dovrebbe ridurre parzialmente l’impatto della crisi sui salari. Gli investimenti delle aziende rimarranno fermi per tutto l’anno, data l’elevata alea di incertezza sul fronte della domanda e l’assoluta necessità delle aziende di mantenere liquidità, un tanto nonostante i prestiti garantiti, i crediti fiscali e le altre forme di sostegno. Per l’Italia, secondo Bruxelles, le stime di crescita restano soggette a non trascurabili rischi al ribasso, ed un crollo del mercato del lavoro protratto, una volta che le misure di emergenza terminassero, potrebbe frenare l’attesa ripresa. Il PIL della zona euro cadrà di 8,7 punti percentuali  nel 2020, per risalire di 6,1 punti nel 2021 secondo le stime più aggiornate sulla crescita secondo le previsioni d’estate della Commissione UE. I dati peggiori per il 2020 sono quelli dell’Italia (-11,2%), della Spagna (-10,9%) e della Francia (-10,6%). Per Bruxelles si tratta di una recessione ancora più profonda rispetto alle aspettative, e con divergenze più ampie tra paese e paese.

Infine, secondo ISTAT le conseguenze della pandemia portano ad un rischio chiusura per il 33 % delle aziende, con una quota del 40,6 % per le microimprese, del 33,5 % per le piccole, del 22,4 % per le medie e del 18,8 % per le grandi imprese, ed oltre il 60 % di ristoranti ed alberghi potrebbe non riaprire più. L’indagine condotta dall’Istituto Nazionale di Statistica sulle imprese sopra i tre addetti evidenzia che l’impatto della crisi sulle imprese è stato di intensità e rapidità straordinarie, determinando seri rischi per la sopravvivenza: il 38,8% delle imprese italiane (pari al 28,8% dell’occupazione, circa 3,6 milioni di addetti) ha denunciato l’esistenza di fattori economici e organizzativi che ne mettono a rischio la sopravvivenza nel corso dell’anno. Oltre sei alberghi e ristoranti su dieci, inoltre, rischiano la chiusura entro un anno a seguito dell’emergenza COVID-19, mettendo a rischio oltre 800 mila posti di lavoro. Fattori economici ed organizzativi che mettono a rischio la sopravvivenza, secondo tale indagine, sussistono per il 65,2% delle imprese di alloggio e ristorazione (che producono 19,6 miliardi di euro di valore aggiunto per l’economia nazionale), cui si vanno a sommare il 61,5% delle aziende dello sport, cultura e intrattenimento (con 3,4 miliardi di euro di valore aggiunto e circa 700 mila addetti), per un totale di 1,5 milioni di addetti e con una perdita complessiva di 23 miliardi di euro di valore aggiunto.