RIMODULAZIONE ACCISE: QUALCHE RIFLESSIONE
Al di là delle polemiche anche inutili di questi giorni, restano i numeri del carico fiscale sui carburanti che é sempre tra i più alti in Europa
All’atto della repentina entrata in vigore dello switch delle accise di giovedì 15 maggio (+0,015 €/lt per il gasolio, -0,015 per la benzina) sono seguite diverse prese di posizione in polemica con il modo in cui è avvenuto (che avrebbe “lasciato soli” tutti gli operatori della distribuzione), piuttosto che sul fatto che l’erario ci avrebbe guadagnato, piuttosto che sulla destinazione del maggiore prelievo fiscale dovuto dalla maggiore incidenza di vendite del gasolio rispetto alla benzina.
Nel concreto, le accise sono calate da un lato e aumentate dall’altro (+0,018 €/lt il gasolio e -0,018 la benzina), il giorno dopo le petrolifere hanno alzato o calato i listini degli stessi importi, fine.
Tutti pensano, insomma, che si sarebbe potuto fare meglio, in un altro modo, ecc. e tutti hanno un po’ della sindrome di re Alfonso X di Castiglia (1221-1284), che sosteneva che il mondo sarebbe stato migliore se Dio lo avesse interpellato al momento della creazione.
Sulla “repentinità” sarebbe utile ricordare il Decreto di Monti “Salva Italia” (un aumento di accisa pari a +0,082 €/lt per la benzina e di +0,112 per il gasolio): l’aumento sembrava dovesse scattare dal 1° gennaio 2012, invece (“repentinamente”) scattò il 7 dicembre 2011; ma volendo si può rammentare anche il Decreto di Draghi “Ucraina” (“Verso le ore 01:30 della notte – secondo la ricostruzione di STAFFETTA QUOTIDIANA – è stata pubblicata la Gazzetta Ufficiale n. 67 del 21 marzo 2022, contenente la norma che taglia linearmente le accise su benzina e gasolio di 0,250 euro/litro, ossia di 0,305 sul prezzo finale”, citazione dal sito FIGISC).
Riguardo alla contabilizzazione delle giacenze, va ricordato che numerose variazioni di accisa di limitato importo non hanno dato alcun obbligo di denuncia, al contrario di quanto avvenuto sia all’atto della forte diminuzione del Decreto Draghi, che all’atto dei successivi ripristini delle accise il 01.12.2022 ed il 01.01.2023.
Sulla scoperta dell’acqua calda che “l’erario ci guadagna” non vale la pena di un commento: quando mai le accise si aumentano se non per trarne un maggior gettito? Basterebbe ricordare che l’aumento delle accise del già citato montiano decreto “Salva Italia” era rubricato nel generico titolo “Disposizioni in materia di maggiori entrate”, ossia “far cassa senza se, né ma”.
Semmai, nel caso dello switch, vi è un’eccezione rispetto a tutti i casi passati in quanto si ha una compensazione tra aumenti e diminuzioni, determinando un saldo erariale positivo stante le diverse quote di consumo dei due prodotti.
Peraltro, se si dovessero sviluppare i conti sulla base delle vendite del 2024 (29 % benzina, 71 % gasolio), la manovra di riallineamento (che si dispiegherà in un quinquennio) per il primo step di quest’anno porterebbe un saldo attivo di circa 246 milioni di euro (tra cali e aumenti), ma a questa stima sono da dedurre (e proprio sul prodotto la cui accisa aumenta) i consumi del gasolio commerciale ed agricolo. Alla fine della giostra (ossia nel quinquennio) il risultato sarà di avere azzerato l’attuale divario tra i due prodotti (pari fino al 14 maggio a 0,111 €/litro), con l’attestarsi dell’accisa UNICA a 0,673 €/lt.
E riguardo alle “destinazioni” dei maggiori introiti erariali (che in quest’ultimo caso affluiscono al “fondo nazionale per il concorso finanziario dello Stato agli oneri del trasporto pubblico locale”, come previsto dall’articolo 3, comma 6, del Decreto legislativo 28 marzo 2025, n. 43), vale la pena di ripercorrere un breve excursus degli ultimi 25 anni:
Fatto sta – al di là di polemiche sterili o curiosità, e senza voler andare ancor più indietro nel tempo – che dal 01.01.2000 al 15.05.2025 l’accisa sulla benzina è salita da 0,529 €/lt a 0,713 €/lt, ossia di +0,184 e di un +34,86 % e da 0,406 a 0,632 quella del gasolio, ossia di +0,226 e di un +55,76 % (un divario non molto dissimile da quello già raggiunto rispetto al 01.01.2000 con gli aumenti del “Salva Italia” del dicembre 2011: +33,12 % per la benzina, +46,11 % per il gasolio).
Quale è ora in Italia l’incidenza delle imposte sul prezzo dopo il riallineamento?
Si prendano i prezzi medi nazionali (in base alla pubblicazione del MIMIT “il prezzo alle 8”) del giorno 17 maggio:
Le imposte pesano dal 56,7 al 59,9 % sul prezzo della benzina (a seconda della modalità della erogazione) e dal 54,3 al 57,5 % per il gasolio. Un dato meramente indicativo e temporaneo, in quanto, con il maggiore o minore peso delle quotazioni internazionali e dell’adeguamento del margine industriale lordo, i pesi percentuali sul prezzo finale cambiano: quando aumenta il costo del raffinato diminuisce l’incidenza percentuale delle imposte e viceversa.
E non si tratta certo del dato peggiore!
Prendendo in esame un periodo di ventotto anni (dal 1997 al 2024), la media del peso delle imposte sul prezzo della benzina è pari al 63,2 %, con un massimo nel 1998 del 74,8 % ed un minimo nel 2022 (riduzione delle accise) del 47,9 %, la media sul prezzo del gasolio è del 58,0 %, con un massimo sempre nel 1998 del 70,9 % ed un minimo sempre nel 2022 del 41,7 %.
Ma, come si è detto poco più sopra, queste percentuali non significano molto rispetto alla evoluzione del prezzo nel tempo.
Dal 1997 al 2024 il prezzo medio della benzina è aumentato di +93,3 % e le imposte di +55,3 %, ma il costo del raffinato di ben +305,0 %, il prezzo medio del gasolio è cresciuto di +130,8 % e le imposte di +83,2 %, il costo del raffinato addirittura di +342,5 %!
Ciò che, invece, sembra notevole da rimarcare è che l’accisa sul gasolio è ancora di più al primo posto (ossia al più alto in assoluto) nell’ambito dell’Unione Europea: lo era anche prima del 15 maggio, ma è aumentato il divario sulla media comunitaria che ora arriva al +33,58 % (0,6324 €/lt contro 0,4734), mentre prima era “solo” del +30,56 % (0,6174 €/lt contro 0,4729).
In parziale compenso, l’accisa sulla benzina si posiziona dal terzo al quinto posto dall’alto (dopo Olanda, Germania, Finlandia e Grecia), con un divario sulla media comunitaria di +23,78 % (0,7134 €/lt contro 0,5763).
E quanto all’incidenza delle imposte sul prezzo finale nell’ambito dell’Unione Europea la situazione va guardata su un arco temporale un po’ più ampio: nella media dell’intero anno 2024 la media comunitaria era del 52,8 % contro il 58,0 % dell’Italia (un divario di 5,23 punti in più) per la benzina, tra un massimo di 59,5 % ed un minimo di 44,4, mentre per il gasolio la media comunitaria era del 47,2 % contro il 54,0 % dell’Italia (6,80 punti percentuali in più), tra un massimo di 54,3 % ed un minimo di 40,9.
Su quest’ultimo prodotto, pertanto, il divario andrà ad aumentare ulteriormente.