AREE DI SERVIZIO AUTOSTRADALI: IL BIGLIETTO DA VISITA DIMENTICATO DEL PAESE
Le aree di servizio autostradali rappresentano, da sempre, la vetrina dell’Italia per milioni di viaggiatori, turisti e autotrasportatori che ogni giorno percorrono la nostra rete viaria primaria. Sono il primo punto di contatto per chi arriva dall’estero e il principale punto di rifornimento per un Paese in cui oltre l’85 % delle merci viaggia su gomma.
Eppure, questo comparto strategico versa oggi in uno stato di totale abbandono istituzionale.
Da oltre due anni, come ANISA Confcommercio, chiediamo invano l’apertura di un tavolo tecnico con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, per affrontare in modo serio e costruttivo i problemi strutturali che penalizzano il settore.
Nel frattempo, assistiamo al futuribile varo di una riforma che equipara la rete autostradale a quella ordinaria, senza considerare che le esigenze, i flussi di traffico e le condizioni operative sono completamente diversi. Una semplificazione miope, che rischia di compromettere ulteriormente la qualità dei servizi offerti ai cittadini.
A rendere il quadro ancor più preoccupante è il rinnovo del decreto interministeriale sul piano di ristrutturazione della rete autostradale. A differenza del precedente, questo nuovo testo ignora completamente il ruolo e le istanze dei gestori delle aree di servizio e non affronta il vero nodo che da anni soffoca il settore: le royalty.
Eppure, in questo vuoto di visioni, non mancano gli scontri tra istituzioni: è paradossale che, in uno Stato di diritto, si sia arrivati al punto di vedere un’autorità pubblica – l’ART (Autorità di Regolazione dei Trasporti) – ricorrere al TAR contro il Ministero, proprio per contestare alcune parti del decreto che sovvertono i principi regolatori stabiliti dalla stessa Autorità in materia di bandi e gare autostradali.
Da quando, a suo tempo, si è deciso di mettere le aree di servizio all’asta, con criteri basati esclusivamente sui benefici economici per i concessionari, anziché sulla qualità dei servizi offerti all’utenza, le royalty hanno subito un’impennata insostenibile, poi ritracciata solo a causa della crisi economica tra il primo ed il secondo decennio del secolo e poi della pandemia COVID-19.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: i prezzi dei carburanti sulla rete autostradale sono oggi superiori in media di 8-10 centesimi al litro rispetto alla rete ordinaria, e i volumi di vendita si sono ridotti dell’80 % negli ultimi quindici anni.
Come se non bastasse, i sub-concessionari – in prevalenza le compagnie petrolifere – operano nella quasi totalità dei casi con accordi scaduti da anni, in un quadro di totale incertezza. Nel frattempo, proliferano contratti stipulati tra questi e le gestioni delle aree, che non trovano alcun fondamento nella normativa di settore e sono dunque da considerarsi illegittimi.
Una situazione che genera confusione, conflitti e distorsioni di mercato, a tutto danno della trasparenza e della sostenibilità economica delle imprese operanti nel comparto.
A farne le spese sono gli automobilisti e i professionisti della strada, che oltre a pagare uno dei pedaggi più alti d’Europa, si trovano a sostenere un ulteriore costo sproporzionato per un semplice rifornimento o per una breve sosta: un panino, una bibita e un caffè in autostrada costano spesso quanto un intero pasto servito al tavolo di un ristorante.
In queste condizioni, è impossibile immaginare seri piani di investimento per ammodernare le aree di servizio, offrire servizi innovativi, spazi più accoglienti, tecnologie sostenibili e sicurezza per i viaggiatori.
Finché l’unico soggetto realmente beneficiario di questo sistema resterà la società concessionaria autostradale, che opera in un regime di fatto protetto, non ostante le equity già garantite nelle convenzioni di concessione, non potrà esserci né crescita né qualità.
È tempo che le istituzioni aprano gli occhi: le aree di servizio non sono un semplice punto di passaggio, ma un’infrastruttura strategica, economica e d’immagine per il Paese.
Serve finalmente una svolta non più rinviabile: un confronto immediato, serio e costruttivo con il Governo, per restituire dignità, equità e sostenibilità a un settore che ha sempre garantito un servizio pubblico essenziale lungo le nostre autostrade.
LOREO MASSIMO TERZI
Presidente Nazionale ANISA CONFCOMMERCIO

