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PREZZI ED IMPOSTE NELL’EUROPA COMUNITARIA DAL 2005 AL 2014

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La relazione prende in esame quasi dieci anni di prezzi al consumo, prezzi industriali ed imposte [dal gennaio 2005 al 18 agosto 2014] nell’ambito dei Paesi aderenti all’Unione Europea, utilizzando i dati ufficiali del Ministero per lo sviluppo economico e della Commissione Europea: dati che servono per comprendere se le dinamiche del prezzo e dei suoi fattori abbiano analogie o difformità nel complesso comunitario. La relazione scarta tutte le finezze statistiche dei così detti «prezzi ponderati» – che la Commissione Europea utilizza per calcolare lo «stacco» dei prezzi industriali, piuttosto che il prezzo, in base al principio della quota di consumi di ciascun Paese sul totale dei consumi comunitari -: il consumatore, infatti, percepisce che un litro di carburante è tale in qualunque Paese comunitario e che l’unità di valutazione è il prezzo di quella uniforme quantità del bene che acquista. Non solo: per determinare il prezzo industriale dei carburanti e l’ammontare delle imposte gravanti non basta tenere conto, ad esempio, della sola accisa nazionale, allorché – come in Italia succede dal 2004 – vi sono quantitativi di consumi [della cui ponderazione sul totale abbiamo tenuto conto] più o meno consistenti il cui peso fiscale è aumentato dalle addizionali regionali di accisa, variabili nel tempo in misura pro-litro ed in ragione della più o meno vasta applicazione territoriale. Di questo abbiamo tenuto conto per calcolare le differenze nazionali sulle medie comunitarie. Per un esame che abbia carattere di omogeneità temporale, si è scelto di calcolare alcuni dati presenti nella relazione in ragione dei Paesi che sono sempre stati aderenti all’Unione nel periodo più lungo possibile: dal 2005 al 2014 sono sempre stati presenti venticinque Paesi membri – quelli che sono stati principalmente esaminati nel contesto – cui si sono aggiunti successivamente altri tre Paesi [Bulgaria, Romania e Croazia]. Sul piano dei numeri importanti, dall’inizio del 2005 al 18 agosto 2014 i prezzi al consumo in Italia sono aumentati del 56,73 % e di 0,633 euro/litro per la benzina e del 59,25 % e di 0,603 euro/litro per il gasolio; mediamente nell’Unione a 25 Paesi i prezzi sono, rispettivamente, aumentati del 57,68 % e di 0,538 euro/litro per la benzina e del 58,55 % e di 0,508 euro/litro per il gasolio. In termini assoluti l’aumento italiano è più alto di 0,095 euro/litro rispetto alla media comunitaria. Nel dettaglio, è interessante capire che il prezzo industriale italiano è aumentato meno di quello medio europeo: 0,325 euro/litro contro 0,343 per la benzina, 0,264 euro/litro contro 0,319 per il gasolio; ma le imposte sono aumentate di più rispetto alla media europea: 0,308 euro/litro contro 0,195 per la benzina, 0,339 euro/litro contro 0,189 per il gasolio. Mediamente, nell’Unione i prezzi sono aumentati principalmente a causa dell’aumento dei prezzi industriali [legati alla quotazione dei prodotti raffinati e del greggio] e poi anche, in misura minore per l’aumento delle imposte: per la benzina le quote sono per il 63,67 % a causa dell’incremento del prezzo industriale e per il 36,33 % a causa dell’aumento delle imposte, per il gasolio le quote sono per il 62,83 % a causa dell’incremento del prezzo industriale e per il 37,17 % a causa dell’aumento delle imposte. Ma per l’Italia il rapporto è diverso: l’aumento del prezzo del gasolio è stato causato per il 56,18 % dall’aumento delle imposte e per il 43,82 % dall’aumento del prezzo industriale, l’aumento del prezzo della benzina per il 51,34 % dall’aumento del prezzo industriale e per il 48,66 % dall’aumento delle imposte, valori distanti dai dodici ai diciannove punti percentuali rispetto rispetto al mix dei fattori in media comunitaria. Ad inizio 2005, il prezzo italiano al consumo della benzina era più alto di 0,170 euro/litro rispetto alla media europea, di cui 0,140 [l’82,35 %] per imposte maggiori della media, ad agosto 2014 lo stacco del prezzo italiano sulla media comunitaria è salito a 0,263 euro/litro, di cui 0,250 [il 94,49 %] per imposte maggiori della media; parimenti per il gasolio: ad inizio 2005, il prezzo italiano al consumo era più alto di 0,146 euro/litro rispetto alla media europea, di cui 0,099 [il 67,81 %] per imposte maggiori della media, ad agosto 2014 lo stacco del prezzo italiano sulla media comunitaria è salito a 0,250 euro/litro, di cui 0,243 [il 95,95 %] per imposte maggiori della media. L’aumento delle imposte ha portato l’Italia a risalire verso l’alto la classifica dei prezzi al consumo: dal 2010, ad esempio, per la benzina l’Italia è salita di otto posti [il prezzo più caro], di undici posti per il carico fiscale ed è scesa cinque posti per il prezzo industriale; per il gasolio il prezzo al consumo è salito di quattro posti [il secondo più caro], di sette posti sono risalite le imposte e il prezzo industriale è sceso di sei posti. Se le dinamiche del prezzo industriale sono influenzate dall’andamento del mercato internazionale del greggio e dei prodotti raffinati, le dinamiche delle imposte sono dovute meramente a ragioni di gettito erariale [ed in taluni casi all’adeguamento ai minimi comunitari dei Paesi entrati con l’allargamento del 2004 e del 2008]: interventi più pesanti di quelli registrati in Italia [che ha però il primato dell’aumento delle imposte sul gasolio] sono stati effettuati solo dagli Stati nazionali che hanno avuto gravi problematiche di default, come la Grecia e Cipro. Di fatto, i carburanti si confermano nella generalità dell’Unione – con il ragguardevole esempio della Germania che dal 2005 non ha mai variato né accise né IVA – il bancomat dell’erario: un’imposta a riscossione preventiva attuata attraverso le reti distributive, senza problematiche connesse di ordine burocratico o costi, che incide direttamente sulla libertà/necessità di movimento del cittadino e dell’impresa. Generalizzati aumenti a parte, nessun passo è stato fatto verso una armonizzazione delle accise: ancora oggi, come già nel 2005, il divario tra accisa massima e minima nel contesto comunitario vale più dell’accisa minima comunitaria, ossia 0,374 euro/litro per la benzina e 0,394 per il gasolio.

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