FIGISC – Smartphone

DI EMERGENZA IN EMERGENZA, MA NON È MAI L’ORA “PER” IL GESTORE

Scriviamo queste righe in un momento in cui il Paese è stato quasi interamente bloccato dai provvedimenti finalizzati al possibile/auspicabile contenimento del COVID19 (né siamo ora in grado di anticipare quale sarà il grado di criticità nel momento in cui andassimo a rileggerlo fra qualche giorno o settimana o mese), e nella più completa incertezza su quale sarà la gravità degli scenari economici che si dovranno affrontare da subito/durante/dopo questa emergenza straordinaria e devastante.

In questa situazione, assolutamente inusitata, estranea all’esperienza individuale della grandissima maggior parte di noi, rimane la trincea: i gestori della rete di distribuzione carburanti rimangono a garantire servizio alla mobilità (ridotta) del sistema Paese.

E vi rimangono dovendosi “arrangiare” in proprio, in quanto (per citare proprio letteralmente una major della rete) il massimo del sostegno offerto dai loro partner commerciali è quello di invitarli “a tutelare al meglio la salute delle proprie risorse” ed “a provvedere in proprio all’acquisto e all’utilizzo dei presìdi sanitari di base”.

Per “partner” commerciali intendiamo, eufemisticamente, i soggetti proprietari dei punti vendita su cui il gestore lavora, che li riforniscono in esclusiva e che fissano da monte a valle il prezzo dei prodotti.

Attende la categoria una nuova ed inaspettata congiuntura, assai più dura ed insidiosa di quante se ne siano dovute finora affrontare, in cui ci sarà poco e nullo tempo per affrontare qualcosa di più che non sia l’assoluta emergenza quotidiana.

Già da settimane sono stati rinviati sine die i tavoli, già messi insieme non senza difficoltà, relativi al rinnovo degli accordi economico-normativi con primarie aziende petrolifere; quando ed in che situazione se ne tornerà a parlare è per ora una incognita totale. E quanto fosse già critica e grave la situazione di questa categoria è cosa nota.

Sembra per dirla tutta che, per una questione o per l’altra, per una emergenza reale o per una priorità fittizia, non sia mai l’ora “per” il gestore, l’ora, cioè, di risolvere qualcosa, una volta tanto, a suo favore.

Ci sono sempre state “emergenze” supposte in nome delle quali non si è affrontato il nodo del ruolo del gestore nella filiera del mercato distributivo, emergenza prezzi, emergenza concorrenza, emergenza ristrutturazione, emergenza ambiente, emergenza illegalità … ogni volta c’è qualcosa che si sovrappone, o, nel migliore dei casi, che va affrontato da una prospettiva “complessiva” di settore che finisce per cancellare semplicemente dall’agenda la soluzione delle sofferenze della categoria.

Così, ad esempio, la ristrutturazione della rete (che con c’è mai stata) avrebbe – ogni volta che si è riportato, anche a distanza di anni, in auge il punto – consentito di ridurre il numero di impianti e quindi “dopo” di aumentare l’erogato medio degli impianti residui, rendendo così inutile discutere “prima” di contratti o di vincoli commerciali.

La liberalizzazione della rete e dei prezzi – con tutte le variabili connesse, dalle pompe bianche alla ghostizzazione all’informazione pubblica della concorrenza privata dei prezzi, un ambiente così più idoneo al rincaro delle accise sui carburanti -, riguardando la più vasta platea dei consumatori non poteva che venire ovviamente “prima” della corrispondente liberalizzazione dei vincoli contrattuali cui i gestori erano soggetti e sui quali si sarebbero scaricati, in quelle condizioni, gli effetti più devastanti della liberalizzazione di tutto il resto del settore.

E, dopo sondate tutte le variabili del mercato “legale”, aumento delle imposte e libera circolazione dei prodotti, liberalizzazioni e creatività inventiva hanno fatto esplodere l’emergenza illegalità, una bolla che si è gonfiata negli anni posteriori al “Salva Italia” e che infine è stata affrontata alcuni anni dopo, guarda caso con una coda gravosa (quanto inefficace a contrastare l’illegalità vera e propria) di adempimenti e costi proprio per la categoria dei gestori, ancora una volta lasciati a subire gli effetti, sempre con le mani legate dagli schemi contrattuali e dai vincoli sui prezzi, di tutti i mercati legali ed illegali.

Un’emergenza (vera certamente! Ma, per Dio che responsabilità ha il gestore?), ma sotto la cui ampia ondata si è riusciti a far diluire le molte cose buone che giusto un anno fa la risoluzione De Toma aveva portato all’attenzione del Parlamento: diciotto righe di specifiche misure di natura contrattuale e normativa nei rapporti gestori-aziende [punti b), d), e) f) ed i) con cui la risoluzione “impegnava il Governo”], poi asciugate in poche generiche petizioni di principio nella versione uscita dall’esame in Commissione.

Ed infine a che serve affrontare marginali problemi di categoria (peraltro l’ultimo anello della filiera!) di un settore nel suo complesso ormai obsoleto, quando gli obiettivi, dati per certi a questo o a quel termine di qualcuno dei prossimi venturi decenni, sono quelli della sostituzione del parco vetture, della fine del fossile (non si sa con quali mezzi ed incentivi, e con quale gettito fiscale alternativo, non importa se attorno c’è il coronavirus, la débacle delle borse, lo spettro della crisi economica globale, quel che importa è fare la foto con Ursula von der Leyen e Greta Thunberg)?

Oggi, infine, un’emergenza drammaticamente autentica, niente fiction in questo palcoscenico che non avremmo mai pensato di calcare.

E il gestore, quello per cui non c’è mai tempo, quello che viene “dietro” e “dopo” tutte le altre emergenze vere o fasulle, quello per cui non è mai ora di risolvere qualcosa, è sempre e ancora in postazione sul suo impianto, non c’è invenzione che tenga, che sia un ghost o un’auto elettrica.

E, come ogni altro cittadino responsabile, in questo momento così buio per l’Italia, è ancora pronto, nonostante tutto, a fare la sua parte

[B.B. – G.M.]