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AUTOSTRADE: SENZA INTERVENTI, DECLINO IRREVERSIBILE

Sulla rete autostradale – afferma MASSIMO TERZI, Presidente Nazionale di ANISA Confcommercio –, correndo il rischio di ripetere quanto andiamo segnalando da anni, non vi sono più molte considerazioni da svolgere se non, sinteticamente, le seguenti:

  1. la crisi del comparto è datata ed ormai strutturale, sia pure aggravata nella fase temporale terminale dalla straordinaria congiuntura pandemica del 2020;
  2. essa si è progressivamente sviluppata a causa di un “abuso di rendita di posizione” che, influendo sui prezzi dei beni e servizi esitati sulla rete, ha posto tali beni e servizi fuori mercato, disincentivando l’utente-consumatore, già oberato da dinamiche crescenti dei pedaggi, ad accedervi, finendo per mettere in crisi la profittabilità “sana” del comparto;
  3. tale crisi diventerà irreversibile, determinando la definitiva marginalizzazione ed il progressivo abbandono della rete da parte degli operatori strutturati, senza un radicale intervento che si muova su tre assi portanti, ossia
  • una marcata ristrutturazione da attuarsi con una riduzione dei punti vendita,
  • la rinuncia alle rendite “parassitarie” che appesantiscono e rendono non competitivi i beni ed i servizi non oil,
  • il riallineamento dei prezzo oil con il mercato concorrenziale della rete ordinaria.

A illustrare la situazione più di tante parole, Terzi espone crudi dati che confermano pressoché integralmente le analisi già sviluppate in precedenza, rispetto alle quali si confermano le tendenze ampiamente note che hanno reso fragile il comparto – pur evidenziandosi l’eccezionale anomalia rappresentata dall’anno 2020 per le note limitazioni, più o meno severe, generalizzate o differenziate per territori, apportate alla mobilità ed alle attività di produzione e servizi a seguito dall’emergenza sanitaria COVID-19, che ne hanno enfatizzato ulteriormente le criticità -, tendenze e ormai strutturalità consolidate che si possono così riassumere:

  • la continua perdita in volume di vendite di carburanti (-78,51 % nel periodo dal 2001 al 2020, – 14,96 % dal 2001 al 2007, -37,04 % dal 2007 al 2012, -39,49 % dal 2012 al 2019, -33,68 % dal 2019 al 2020);
  • la corrispondente flessione dell’erogato medio della rete dei punti vendita (-78,09 % nel periodo dal 2001 al 2020, – 16,19 % dal 2001 al 2007, -38,52 % dal 2007 al 2012, -35,87 % dal 2012 al 2019, -33,68 % dal 2019 al 2020) che nell’intero periodo di studio crolla da 10,223 a 2,240 milioni di litri/pv;
  • la marginalizzazione della rete distributiva autostradale, nella quale, se nel 2001 si erogava ancora il 9-10 % della somma totale di benzina e gasolio (rete autostradale, rete ordinaria ed extrarete), nel 2019 tale quota era crollata al 3,32 %, ulteriormente scesa al 2,64 % nel 2020;
  • la progressiva minore efficienza ed insostenibilità gestionale dei pv: nel 2001 ben 83 impianti erano distribuiti in tratte con un erogato medio/pv > 15,0 milioni di litri, 141 in tratte con erogato medio tra 10,0 e 15,0 milioni di litri e 80 in tratte con erogato medio tra 7,5 e 10,0 milioni di litri, su una rete complessiva di 409 pv, mentre nel 2020 nessuna tratta evidenza erogati medi di tale consistenza; per contro se nel 2001 solo 3 impianti erano collocato in tratte con erogato medio <3 milioni di litri, nel 2020 il numero degli impianti ubicati in tratte in questa classe di erogato è salito a 317 su un totale di 401 impianti della rete in concessione;
  • la palese anomalia che evidenzia nella rete autostradale in concessione nel 2019 rispetto al 2001 una flessione quadrupla rispetto alle dinamiche delle vendite complessive (rete ed extrarete) nel medesimo intervallo temporale (-65,67 % vs/ -14,25 %) e che nel 2020 – anno “pandemico” – perde circa 34 punti percentuali contro i 17-18 della rete totale, della rete ordinaria e dell’extrarete;
  • la flessione in valore delle vendite di altri generi (+26,88 % dal 2001 al 2007, ma -10,24 % dal 2007 al 2012, -6,27 % dal 2012 al 2019, ma che, rapportate ad una aspettativa di spesa in base alle variabili del tasso cumulato di inflazione e del tasso di variazione del traffico, evidenzia, ad esempio, per il 2019 un gap di 32 punti percentuali in meno) e che nel 2020 – per le note cause – perde un ulteriore 43,35 %;
  • l’incremento dei pedaggi fino al 2019 (+100,96 % sul 2001, dato pari a 3,6 volte il tasso di inflazione cumulato, +47,60 % sul 2007, +27,20 % sul 2012 e +3,23 % sul 2018), solo “piegato” dalla diminuzione del traffico nell’anno 2020, con una diminuzione del 24,22 % sull’anno immediatamente precedente;
  • la persistenza di forti gap concorrenziali del prezzo dei carburanti rispetto alle politiche commerciali della rete ordinaria;
  • per contro, almeno fino al 2019, segnalando un incremento delle percorrenze veicoli-km (+15,74 % sul 2001), sia pure con andamenti controversi (+14,55 % dal 2001 al 2007, -8,79 % dal 2007 al 2012 e +10,77 dal 2012 % sul 2018), con una drastica flessione di 27,45 punti percentuali nel 2020 sul 2019, dati che vanno giustapposti criticamente con la drammatica performance negativa delle vendite.

E se il 2020 è stato l’anno del COVID e delle misure di contrasto alla pandemia, ivi compreso il duro lockdown di marzo-maggio 2020, anche il 2021 rivela segnali contradditori: infatti, se è pur vero che le vendite dei primi cinque mesi del 2021 segnano un recupero di 23,68 punti percentuali sullo stesso periodo del 2020, è anche vero che marcano ancora un gap del 37,32 % sullo stesso periodo del 2019; considerazioni che si possono estendere alle percorrenze in milioni di veicoli-km, con i primi cinque mesi del 2021 che registrano un +23,56 % sullo stesso periodo 2020, ma anche un -26,53 % sullo stesso periodo del 2019.