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TAVOLO DI FILIERA: TRA OPPORTUNITÀ ASTRATTE E MINACCE REALI

Come si ricorderà, nel 2023 la notissima vicenda del “cartello del prezzo medio” innescò, tra tante cose inutili, anche qualche riflesso positivo: l’attivazione di un “tavolo” tra filiera e Governo sulle storiche questioni della razionalizzazione della rete e (su giusta pressione delle organizzazioni di categoria) delle relazioni tra aziende proprietarie della rete e gestori.

La specifica vicenda del cartello ha portato alla sentenza del Consiglio di Stato (N. 01806/2024 REG. PROV. COLL.) pubblicata il 23 febbraio 2024, con la quale sono stati accolte due delle questioni sollevate dai ricorrenti e di conseguenza annullato l’articolo 7 del decreto ministeriale del 31 marzo 2023, con le seguenti motivazioni:

1)mancata applicazione dei principi di proporzionalità, adeguatezza e ragionevolezza in relazione all’imposizione di una frequenza giornaliera di adempimento dell’obbligo di esposizione del prezzo medio regionale/nazionale di riferimento, frequenza non prevista dal decreto-legge, ravvisando un vizio autonomo del decreto applicativo;

2)violazione dei principi di proporzionalità, adeguatezza e ragionevolezza in relazione alle tempistiche di adeguamento agli obblighi di comunicazione delle variazioni in diminuzione e di esposizione del prezzo medio regionale/nazionale di riferimento.

Il Consiglio di Stato non ha ritenuto di pronunciarsi sulla effettiva utilità del “cartello”, ritenendo che l’impianto del decreto, solo eccettuato l’articolo 7, sia ancora valido. Il risultato è una momentanea situazione di stallo.

E se dopo un anno tale aspetto – regolato da norme – non ha ancora trovato definizione, ancor meno sono definiti gli aspetti che non hanno una cogenza normativa, ma sono affidati alla concertazione e buona volontà delle parti, quali la razionalizzazione della rete e la contrattualistica.

È bensì attivo ed operante, anche con periodicità, dall’autunno un “tavolo di filiera” propedeutico a quello con il Governo, suddiviso in due sottotavoli dedicati l’uno alla razionalizzazione e l’altro alla contrattualistica, nei quali rimangono aperte differenti sensibilità/visioni (in particolare sul tema della contrattualistica) sulle soluzioni da adottare per essere poi proposte al Governo quale risultato possibilmente convergente tra le rappresentanze dei gestori e quelle dei proprietari dei punti vendita.

Il Governo è in posizione di attesa, avendo a suo tempo subordinato il proprio intervento sia ad una intesa tra le parti (il tavolo di filiera), sia a “suggerimenti” preventivi del Parlamento.

E su questo livello, si registrano pronunciamenti trasversali ben definiti con le risoluzioni della Decima Commissione della Camera (7-00050 e 7-00105) approvate il 25/10/2023.

Una domanda lecita che deve essere posta è se il Governo – a fronte di un indirizzo chiaro e, si ripete, trasversale del Parlamento – sia risoluto ad intervenire anche nel caso il tavolo di filiera non riesca a trovare la quadra su entrambe le tematiche in esame o la trovi solo su una di esse (quella meno controversa della razionalizzazione).

I pronunciamenti del Parlamento – per richiamare le risoluzioni sopra citate – sono estremamente espliciti in merito alla contrattualistica ed ai rapporti di filiera: “elevare i livelli di tutela e di protezione delle condizioni lavorative e dell’esercizio di impresa degli operatori del settore mediante la tipizzazione di nuovi modelli contrattuali di valorizzazione dell’imprenditorialità dei gestori nonché attraverso azioni di verifica e contrasto all’elusione dell’obbligo di contrattualistica, in materia di lavoro e previdenza sociale” (7-00050), “elevare i livelli di tutela e protezione delle condizioni lavorative e dell’esercizio di impresa degli operatori del settore…contrastare l’elusione dell’obbligo

di contrattualistica previsto dalla normativa di settore per tutti i titolari di autorizzazione…favorire ulteriori misure volte a consentire la determinazione del prezzo finale al consumatore, garantendo una vera concorrenza dei prezzi e l’accesso uniforme a beni e servizi” (7-00105).

Questo è il lato, autorevole e positivo del dibattito in essere sul settore, diciamo pure il lato delle “opportunità”.

Fuori dal tavolo, per contro, vi è (come un intervento falloso a gamba tesa in corso di partita in gioco) un lato più torbido, quello delle “minacce”.

Oltre all’uso consolidato, da parte di alcuni operatori non proprio marginali del settore, di contratti anomali, si registra ora la pressante iniziativa di una primaria azienda (ENI) volta a sollecitare i Gestori a rinunciare ai contratti vigenti anche in anticipo alla naturale scadenza o per lasciare armi e bagagli ed uscire, ovvero per proseguire il rapporto con un contratto d’appalto di servizi.

Si tratta, in soldoni, di un attacco massivo contro l’attuale sistema di relazioni (regolato dalle norme del settore) per ottenere un doppio target strategico: l’azzeramento della figura del “gestore” quale normato oggi, e, nel medesimo tempo, l’annichilazione delle sue rappresentanze.

Ciò avviene mentre è, appunto, in corso la partita, ossia un tavolo di filiera in preparazione del tavolo col Governo.

La categoria dei gestori ha sempre dimostrato un senso di responsabilità fin troppo elevato, al punto da condurre battaglie che han portato più vantaggio alle altre componenti della filiera che alla propria.

Il contrasto all’illegalità ha a suo tempo scaricato sul gestore (che non è in grado, stanti i rapporti di natura contrattuale e commerciale, di delinquere) costi e tempi della fattura elettronica. Le reiterate crociate per la ristrutturazione della rete sono più utili alle grosse aziende e dalla eventuale (e assai poco praticabile) chiusura di punti vendita marginali non aumenterà la fetta dei gestori che restano, osservato che il 21 % degli impianti di tutta rete vende il 2,5 % dei volumi di tutta la rete, e che stiamo andando verso una transizione delle alimentazioni del parco veicoli.

Come scriveva STAFFETTA il 15 marzo, “i gestori, va da sé, vivono come un aggiramento” questa situazione nella quale le opportunità “sopra il tavolo” rimangono (nonostante siano autorevoli) mere enunciazioni astratte, mentre le minacce “sotto il tavolo” guadagnano concretamente terreno sul campo ogni giorno che passa.