FIGISC – Smartphone

PREZZI: GLI IRRIDUCIBILI DEI COMPLOTTI SPECULATIVI

Potevano mancare, in mezzo ai lampi di guerra, i soliti agitatori di complotti? Naturalmente no, come non potevano mancare le denunce mediatiche sui “fenomeni speculativi in atto” (dal momento che “il carburante venduto oggi agli automobilisti è quello acquistato mesi fa, quando i prezzi del petrolio erano inferiori” e, mannaggia, proprio “in vista delle prossime partenze estive degli italiani(“un trend già osservato in passato), e, infine, con il liturgico richiamo alle istituzioni, perché, insomma, “il repentino aumento dei listini dei carburanti in Italia è del tutto inaccettabile e deve portare il governo ad intervenire con urgenza per bloccare qualsiasi forma di speculazione a danno degli automobilisti”.

Quali sono i fenomeni speculativi in atto che il Governo è chiamato a reprimere?

I prezzi finali – evidentemente bisogna ripeterlo all’infinito “for diehard dummies” – si formano sulla quotazione dei prodotti raffinati (nel caso dell’Italia sull’area Mediterraneo e con la formula CIF): dal 12 giugno, il giorno prima dell’azione bellica in Iran, la quotazione di tali prodotti è cresciuta (con IVA, perché anche questa componente del prezzo finale è ivata) di ben +0,062 €/lt per la benzina ed addirittura di +0,153 €/lt per il gasolio, mentre i prezzi alla pompa (dato medio MIMIT nazionale) sono saliti di +0,036/+0,040 €/lt per la benzina e di +0,049/+0,053 (a seconda se servito o self).

Morale: sono aumentati meno della quotazione dei prodotti (tra -0,022/-0,026 €/lt per la benzina e tra -0,100/-0,104 €/lt addirittura per il gasolio). Dov’è la speculazione?

La storia del petrolio comprato mesi fa

La normativa nazionale impone l’approvvigionamento di scorte obbligatorie di greggio e prodotti in misura pari al “valore più alto tra quello delle importazioni di novanta giorni e quello dei consumi interni di sessantuno giorni”.

Novanta giorni fa quel greggio costava 66,65 €/barile (72,16 $), valore vicinissimo ai 66,88 (77,01 $) attuali, se si sapesse tenere conto del tasso di cambio – apprezzato del 6,5 % nel frattempo -.

Morale: la consueta menata che “il carburante venduto oggi agli automobilisti è quello acquistato mesi fa, quando i prezzi del petrolio erano inferiori” non vale una cicca.

Gli italiani in ferie

Questa storia degli italiani in ferie riesce sempre a lasciarci basiti. Gli italiani sono in ferie a Pasqua, a Natale, a giugno, a settembre, secondo i complottisti (che invece non ci vanno mai).

Premesso che forse è un po’ presto ancora, che gli italiani vanno in ferie anche in treno, in aereo, ecc., perché gli italiani che vanno in ferie sarebbero più “fragili” in caso di aumenti di prezzi degli italiani che continuano ad andare a lavorare, o in ferie non ci vanno affatto? Oppure ancora, perché gli italiani sarebbero più “fragili” quando vanno in ferie piuttosto di quanto non lo siano in periodo lavorativo?

Secondo il ragionamento mirabolante sugli italiani in ferie, certo è spiacevole che, prima di dare inizio ad operazioni militari che non si svolgono in Italia, il mondo non si preoccupi di sapere se è stagione di ferie per gli italiani, rispetto a ciò, almeno Putin ha invaso l’Ucraina a febbraio del 2022, non proprio in periodo di ferie (e sappiamo come andò…).

E ancora: sempre secondo la storia degli italiani in ferie, non è che per caso c’è stata intelligence – una sorta di “sincronizziamo gli orologi” – tra militari e speculatori perché le cose si incasinassero proprio “in vista delle prossime partenze estive degli italiani”?

Fregnacce! E ogni volta le stesse.

La “maledizione” estiva

L’abusato tema delle “ferie degli italiani” serve ovviamente a connettere la notizia che succede sempre così (“un trend già osservato in passato), cioè basta che arrivi l’estate che, accidenti, i prezzi aumentano, ma proprio sempre, non qualche volta

Quindi, se non c’è la guerra, oppure il dazio, o l’uragano, o la perdita di un tubo, non c’è scampo all’estate, anche perché non ci sono più le “mezze stagioni”.

Ma quando ci sono le ferie puntualmente i prezzi aumentano?

Il prospetto che segue è il risultato dell’esame di nove annualità di prezzi (2016-2024) di cui è stato calcolato lo scarto % – dei prezzi e delle quotazioni dei raffinati – nel periodo feriale rispetto alla media annua, per dare risposta alla domanda di cui sopra.

Segno meno e cifra in rosso significano che prezzi e quotazioni nel periodo feriale sono più bassi della media dell’intero anno e di quanto in percentuale, segno più e cifra in nero significa invece che sono più alti della media dell’anno.

Per cinque anni su nove il prezzo in self della benzina nel periodo feriale è stato inferiore alla sua media annua, e per quattro per il prezzo in servito; quando il prezzo è stato superiore un tanto era dovuto al fatto che la quotazione internazionale era superiore alla media annua, ossia quattro volte su nove. Solo nel 2019 si è registrato che la quotazione fosse più bassa della media annua, ma i prezzi furono più alti (sia pure di pochi decimi di punto percentuale).

Per cinque anni su nove il prezzo sia in self che in servito del gasolio nel periodo feriale è stato inferiore alla sua media annua; quando il prezzo è stato superiore un tanto era dovuto al fatto che la quotazione internazionale era superiore alla media annua, ossia quattro volte su nove. Anche per questo prodotto, solo nel 2021 si è registrato che la quotazione fosse più bassa della media annua, ma i prezzi furono più alti (sia pure di poco più di un punto percentuale).

Insomma, nel periodo feriale i prezzi sono a volte più alti, a volte più bassi rispetto alla media annua, grosso modo fifty-fifty, e quando sono più alti lo sono per la buona ragione che sono più alti i fondamentali di mercato su cui si formano i prezzi finali.

Morale: dati alla mano, nessun “trend già osservato in passato”, e l’estate non è quella strana maledizione per gli italiani, come dicono i complottisti.