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CRESCONO I PREZZI: IL RITORNO DELL’ACCISA PIENA

Da domani, 1° gennaio 2023, torna l’accisa “piena” sui carburanti.

Scadono, infatti, le varie misure adottate per fronteggiare l’emergenza dei costi energetici in questo specifico settore, a cominciare dal D.L. 21 del 22 marzo 2022 che aveva tagliato le accise in misura quantitativamente mai attuata (neppure in direzione opposta, cioè in rialzo, se si pensa che l’aumento di Monti del dicembre 2011 valeva +0,112 euro/litro per il gasolio, +0,082 per la benzina e +0,022 per il gpl).

Un taglio secco di 0,250 euro/litro per benzina e gasolio (con effetto finale di 0,305 con IVA) e di 0,047 per il gpl (con IVA 0,057), durato più di otto mesi (la Germania, a titolo di esempio, ha ridotto le accise – ed in misura, almeno per la benzina, più alta dell’Italia e più alta di ogni altro paese comunitario per soli tre mesi, da giugno ad agosto, mentre altri paesi hanno apportato tagli molto inferiori a quelli adottati in Italia, e nel tempo via via ridotti di portata), e attenuato solo dal D.L. 179/2022 che dal 01.12.2022 lo ha diminuito di 0,100 euro/litro (0,122 con IVA) per la benzina ed il gasolio e di 0,019 per il gpl (con IVA 0,023). In tutto, pertanto, il regime di accisa ridotta è durato più di nove mesi.

Le accise di Capodanno, pertanto, tornano al livello del 21 marzo 2022, ossia 0,72840 euro/litro per la benzina, 0,61740 per il gasolio, 0,14727 per il gpl.

Il riflesso per i prezzi al consumo, per effetto della sola rimodulazione della tassazione (che sull’accisa trascina anche la relativa IVA al 22 %), vale:

  • 0,183 euro/litro in più per la benzina;
  • 0,183 euro/litro in più per il gasolio;
  • 0,034 euro/litro in più per il gpl.

Dai prezzi praticati medi nazionali correnti in questi giorni, dal 1° gennaio i prodotti dovrebbero aumentare come segue:

  • la benzina, arrotondando, da 1,630 a 1,810 euro/litro;
  • il gasolio da 1,695 a 1,880 euro/litro;
  • il gpl da 0,765 a 0,800 euro/litro.

Tali prezzi, nonostante il ripristino dell’accisa “pienarisulterebbero tuttavia ben inferiori a quelli correnti al momento del taglio di accisa della terza decade di marzo:

  • per la benzina 1,810 contro 2,120, ossia 0,310 euro/litro in meno;
  • per il gasolio 1,880 contro 2,100, ossia 0,220 euro/litro in meno;
  • per il gasolio 0,800 contro 0,890, ossia 0,090 euro/litro in meno.

Certo ciò si deve non alle dinamiche endogene della politica fiscale nazionale, bensì alle dinamiche esogene dei mercati internazionali, nello specifico delle quotazioni dei prodotti raffinati e lavorati, che hanno registrato, pur tra alti e bassi, una flessione importante rispetto alla situazione esistente al momento (21.03.2022) del taglio delle accise dello scorso marzo:

  • la quotazione Mediterraneo della benzina è scesa da 0,754 a 0,577 euro/litro, con un decremento di circa 0,180 euro/litro (0,220 con IVA);
  • la quotazione Mediterraneo del gasolio è scesa da 0,911 a 0,736 euro/litro, con un decremento di circa 0,175 euro/litro (0,215 con IVA);
  • i contratti mensili gpl sono scesi di 0,100-0,110 euro/litro (0,120-0,135 con IVA).

Al netto delle conseguenze dell’aumento delle accise, rimangono però intatti tutti gli elementi di incertezza per le influenze sui prezzi al consumo derivanti dall’andamento dei prezzi internazionali della materia prima e dei prodotti, a loro volta condizionati dalla situazione geopolitica ed economica, dalla disponibilità dei prodotti stessi, e da altri fattori marginali derivanti dalle norme in materia di biocarburanti.

Scrive infatti STAFFETTA QUOTIDIANA il 30 dicembre, con un articolo che intitola “Biocarburanti, delta e accise: tripla batosta dal 1° gennaio”, che «Per quanto riguarda il costo di miscelazione dovrebbe registrarsi un rialzo pari a 5 euro per mille litri (cinque millesimi di euro al litro) che interesserà benzina, gasolio autotrazione e agricolo … portando il costo complessivo della miscelazione della quota d’obbligo di biocarburanti a circa 60 euro/mc», mentre «Quanto ai delta sul Platts, risultano alla Staffetta incrementi in arrivo tra un minimo di 10 e un massimo di 45 euro per mille litri. L’aumento serve a fronteggiare i maggiori costi di raffinazione causati dall’embargo del petrolio russo… Le compagnie avevano avvisato che l’embargo avrebbe causato tempi più lunghi di viaggio delle petroliere, sottrazione di tonnellaggio disponibile, noli più elevati, tempi più lunghi per i processi di raffinazione con conseguente corto di prodotto e contingentamenti presso basi e raffinerie».