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LE INTERVISTE DI BRUNO BEARZI E DI LUCA SQUERI A “MUOVERSI”, IL MAGAZINE DI UNEM

È appena uscito il Numero 2/2021 di “MUOVERSI“, il magazine di UNEM Unione Petrolifera, dedicato al tema “Quale futuro per la distribuzione carburanti“, che ospita – tra le altre ad esponenti del settore e del mondo politico ed istituzionale – due interviste che, per gentile concessione, di seguito pubblichiamo: la prima al Presidente Nazionale FIGISC, BRUNO BEARZI, e la seconda a LUCA SQUERI.

INTERVISTA A BRUNO BEARZI

Come immaginate il ruolo del gestore nei punti vendita del futuro?

Partiamo dall’attuale: una rete contrassegnata da un eccessivo numero di impianti ed erogati assolutamente di bassa efficienza, con pesante incidenza di impianti marginali ed insufficienti a garantire sostenibilità economica; dalla polverizzazione dei soggetti e per contro alla fuga di major storiche; da dilaganti infiltrazioni di illegalità di natura fiscale, organizzata al punto da prendersi pezzi della rete per smerciare prodotti, con grave inquinamento della concorrenza, al consumatore finale; da scarsissimo apporto di investimenti e di manutenzione, con quote di impianti che rimangono chiusi per assenza di gestione.

Se i decisori ritengono tutto ciò accettabile, visto che ci si appresta ad una transizione energetica che cambierà modi ed infrastrutture della mobilità, non è questa la nostra opinione e temiamo fortemente che ad un tanto non si metta mano perché si ritiene sia un tema superato. Né, proprio traguardando alla transizione ed al cambiamento, si vede come si possa affrontare questo lungo e complesso passaggio senza affrontare tali nodi – dalla ristrutturazione della rete alle misure per debellare l’illegalità, dalla progettualità per una nuova stazione di servizio plurifunzionale alla revisione degli strumenti contrattuali e del quadro delle relazioni commerciali -.

La strada della differenziazione e graduale sostituzione dei prodotti sembra definita, almeno in linea di massima. Piuttosto indefinito, invece, è cosa debba essere la nuova rete in termini di offerta di altri servizi/funzioni e ciò che si vede, nelle politiche di qualche compagnia petrolifera, è solo una generica implementazione di servizi “replica” di prestazioni già offerte in maniera specializzata e dedicata dal mercato.

Ci si deve confrontare, quindi, su un progetto complessivo, e ciò non può prescindere né da una condivisione delle cose che vanno fatte per mettere rimedio alle gravi criticità del settore e neanche dagli aspetti legati alla contrattualità e giustificazione economica delle gestioni, di cui va valorizzata la professionalità per affrontare una transizione che non può prescindere dal rapporto col cliente/consumatore. Per capirci: il gestore di domani non può essere solo il “posteggiatore” delle auto alle colonnine elettriche o lo smistatore di pacchi e pacchetti.

Più che lo spazio alla “immaginazione”, pur necessaria, del futuro, serve una dose di marcata fattualità a partire dal presente.

INTERVISTA A LUCA SQUERI

Lei è stato per lungo tempo presidente della Figisc, una delle principali sigle dei sindacati dei gestori carburanti. Quale è il suo giudizio sulla situazione attuale e cosa secondo lei non ha funzionato sinora? 

La situazione attuale è di forte criticità rispetto alle condizioni in cui si dovrebbe affrontare una transizione, sia pure graduale nel tempo, che cambierà l’aspetto del sistema.

Un complesso di fattori maturati nel tempo e tutti sommatisi negativamente è quel che non ha funzionato. Un sintetico riepilogo: liberalizzazioni, intervenute dopo il decreto 32/1998, che hanno fatto tabula rasa di ogni governo del settore, spesso rincorse solo per l’attenzione mediatica sui prezzi; una visione troppo “oilcentrica” rispetto ad altre occasioni di business da implementare sugli impianti; tutte le mancate razionalizzazioni della rete che non hanno scalfito, ma semmai più diffuso, la pletoricità ed inefficienza degli impianti; la diffusione dell’illegalità fiscale organizzata che oggi si porta via pezzi di rete. Tutto nell’indifferenza del Legislatore, prima attento ai risvolti mediatici sul prezzo, poi distratto dalle tematiche della transizione ed indotto a considerare questo un settore, più che maturo, decotto.   

Oggi si occupa ancora di questi temi ma da deputato. In tale veste ha partecipato alla discussione sulla risoluzione De Toma approvata nel 2019. Ritiene le sue indicazioni ancora valide?

La risoluzione De Toma, in particolare nella sua versione originaria, coglieva plasticamente tutte le tematiche sopra esposte, fotografando gli esodi dal settore di soggetti storicamente presenti e la polverizzazione dei nuovi entranti, la crescita irrefrenabile ed irrefrenata dell’illegalità ed anche, detto con chiarezza, il degrado progressivo delle relazioni economiche e commerciali all’interno del settore, la loro arcaicità, con particolare attenzione alla condizione degli operatori finali di filiera – i gestori – rimarcando, sia pure senza dirlo, come, tra tante liberalizzazioni inutili e persino dannose, l’unica mancante fosse proprio quella che doveva introdurre una maggiore equità dei rapporti contrattuali e valorizzare un ruolo imprenditoriale del gestore secondo regole di ordinaria, sia pure con le specifiche peculiarità, “civiltà commerciale”. Le indicazioni della De Toma sono attuali e necessarie e la cosa peggiore è che finiscano per essere accantonate, in nome della transizione futura e della ridenominazione in chiave politically correct dei nomi dei Ministeri e delle loro competenze e risorse umane.

Come immagina la figura e il ruolo del gestore nei punti vendita del futuro che saranno multi-fuel e multi-service?

Vengono prima le “immaginazioni” e si costruiscono poi gli strumenti per realizzarle, ovvero si fanno prima le condizioni per le quali poi bisogna immaginare qualcosa che vi si adatti? Non è chiarissimo. Se il multi-fuel, ad esempio, sembra delineato perché sono chiari percorsi e tempi di massima, molto meno chiaro, sembra invece  il concetto di multi-service. Su questo aspetto ho già ricordato prima che abbiamo già perso occasioni che oggi sarebbero tornate utili ad affrontare la transizione, a meno che non si pensi che si tratti solo di implementare qualche servizio banale, replicandolo da un mercato che già lo offre in mille declinazioni. Su questo è ora che il settore cominci a “parlarsi” reciprocamente, a meno che non si pensi di risolvere imponendo soluzioni e format prescindendo dall’imprenditorialità e sinergia del gestore.